giovedì 29 novembre 2012

I COMPITI PER CASA DELL'ITALIA

Nei precedenti post ho parlato di crisi del modello occidentale e di sostenibilità del debito.
I due argomenti riguardano gran parte dell’Europa, gli  Usa  ed il Giappone.
Detto ciò oggi voglio solo parlare di ciò che dovrà  fare l’Italia nei prossimi  5 anni per togliersi dagli impicci.
E’ evidente a tutti che il il ns bel paese è purtroppo caduto da tempo nell’occhio del ciclone e non passa giorno che qualche profeta di sventura non pronostichi  un default dello stato sovrano ed una uscita dall’Euro.
Non voglio neanche soffermarmi sulla possibile uscita dall’euro perché passare ad elencare le conseguenze mi porterebbe a parlare di guerra civile e non voglio neppure pensare per un momento a questo.
Detto ciò vediamo cosa  non ha fatto l’Italia  sino ad oggi e parliamo di ciò che deve fare da adesso in poi.
I due problemi più grossi da affrontare sono.
IL DEBITO PUBBLICO
L’ANDAMENTO RECESSIVO DELL’ECONOMIA
L’argomento debito pubblico è stato già da me esaminato in precedenti post; voglio solo ribadire che mantenere livelli di debito così elevati ci condiziona in quanto espone l’Italia al costante rischio che i mercati scommettano sul ns fallimento. E’ chiaro a tutti che il risultato della scommessa è un innalzamento rapido dei tassi e la difficoltà nel rifinanziamento del debito sia pubblico che privato.
Maggior costo per interessi vuol dire maggior avanzo  primario  necessario per mantenere il pareggio di bilancio e quindi sempre maggiori  maggiori   tasse.
Inoltre l’onere finanziario più elevato aumenta i costi per le aziende che si vedono spesso costrette a chiudere anche per la difficoltà di reperire nuovi finanziamenti.
Banalizzo ma credo che una discesa del rapporto deficit Pil sotto il 100% farebbe scendere lo spread di altri 150bp e per conseguenza trasferirebbe un’impulso all’economia determinando un’accelerazione che io stimo almeno pari all’1% annuo.
Considerato che le mie stime per il PIl Italia da qui al 2015 vedono, a bocce ferme, una contrazione dello stesso pari all’1% annuo con questa prima misura riporteremmo l’andamento tendenziale  almeno allo 0.
Affrontiamo adesso il secondo punto e cioè come fare sviluppo in un paese morto come l’Italia.
Nel post in cui ho trattato  del declino del mondo occidentale ho parlato del fenomeno della globalizzazione e della conseguente delocalizzazione.
Bene ,detto ciò , io penso che noi dovremo  puntare e  difendere i settori strategici dell’economia in tutti i modi leciti possibili. Occorre rilanciare:
L’AGROALIMENTARE
IL TURISMO
L’INDUSTRIA ALMENO NELLA PARTE RELATIVA ALLE NS ECCELLENZE
In un prossimo post entrerò più nello specifico delle proposte ma credo che per fare un buon lavoro serva mettere sul piatto un importo di almeno 100/MD di euro annui.
Cribbio che sommetta e come li troviamo tutti questi soldini?
Qui mi fermo. Nel prossimo post farò finta di essere il Sig. Monti e di poter decidere come operare per tagliare la spesa pubblica. Ricordatevi obiettivo 100/MD.
Nel post successivo mi calerò nei panni del ministro dello sviluppo economico (ruolo forse più difficile e proporrò quei provvedimenti che potrebbero fa ripartire l’economia Italia E fermare il declino avanzante.

martedì 20 novembre 2012

ANCHE LA FRANCIA ENTRA NEI PIIGS

L'altro giorno in occasione dell'ultimo post ero stato facile profeta.
E' di oggi la notizia  direi di per se' scontata del declassamento della Francia.
Il governo francese si è subito preoccupato di scaricare le responsabilità sul precedente esecutivo
affermando nel contempo che le misure adeguate sono già state messe in campo.
E' vero sul fronte della crescita la Francia ha adottato quei provvedimenti (per ridurre il cuneo fiscale)che qui in Italia tanto si tarda a decidere.
Purtuttavia la situazione Europea sta lentamente scivolando e al momento non vedo soluzioni capaci di invertire la rotta; certo con provvedimenti adeguati i governi potrebbero quanto meno rallentare gli effetti della crisi  e fermare il declino andando a riallocare meglio le risorse ad oggi mal impiegate ma si sa ,ovunque ,le sacche di resistenza al cambiamento sono molto forti.
Nessuno vuol cedere niente in termini di diritti acquisiti e ci si stupisce persino se qualcuno si sogna di metterli in discussione.
Il mondo oggi e l'Italia in particolare è pieno di conflitti di interesse e di classe che impediscono di prendere le giuste decisioni e mi sa che a furia di rinviare le scelte si finirà come la Costa Concordia sugli scogli.
A proposito di diritti acquisiti mi tocca oggi parlare del caso Sicilia:
Il neo eletto Crocetta ha segnalato la scandalosa presenza in regione di 21 addetti stampa e si è detto intenzionato a ridurne il numero; sull'argomento l'ottimo Milan a radio 24 ha intervistato  un sindacalista dei giornalisti è  costui ha cercato di  difendere l'indifendibile affermando che con ciò si andavano a ledere i diritti acquisiti.
Ma dico io quali diritti acquisiti?
Persone assunte senza concorso li come altrove forse fino ad oggi hanno goduto di privilegi acquisiti ed è moralmente giusto dire BASTA. Non possiamo più permetterci regali a nessuno.
Segnalo poi l'articolo di fondo sul Corriere della Sera di Sartori; analisi come sempre amara e puntuale e alla quale vi rimando. Permettetemi però di dire che le sue conclusioni sono le mie e cioè. . . .
Attenzione ai disordini sociali perchè fra poco potrebbe iniziare il peggio.
Quando la gente non ha più da mangiare allora. . . . .
Da ultimo sempre sul Corriere di oggi pag. 9 una triste analisi della situazione cui versano le banche italiane.
Non è di oggi ma il fenomeno sta crescendo e parliamo della difficoltà degli istituti a fare raccolta e per conseguenza a concedere impieghi.
Il credit crunch di cui io parlavo lo scorso anno sta esplodendo.
Sino a quando la BCE riuscirà a tamponare il fenomeno.
Chissa???????
Siam messi sempre meglio.

domenica 18 novembre 2012

SOSTENIBILITA' O MENO DEL DEBITO


Oggi parliamo di sostenibilità del debito.

La volta scorsa abbiamo visto che la globalizzazione ha scatenato un enorme travaso di sapere e risorse dal vecchio mondo occidentale + giappone al mondo emergente.

Ieri sera durante la riunione a Udine di “fermare il declino” Oscar Giannino ha sottolineato che

atutte le fasi di globalizzazione rappresentano per il mondo un momento estremamente positivo; egli ha affermato  che la circolazione del sapere eleva nel mondo la capacità di produrre e per conseguenza l’economia mondiale nel suo complesso non può che registrare significativi impulsi.

A chi poi faceva però notare che la globalizzazione veloce lasciava comunque morti e feriti (inteso come sacche di disoccupazione dovute allo spostamento delle produzioni povere e semplici) egli rispondeva che da sempre il mondo avanzato avrebbe dovuto reagire con grande capacità ed intelligenza andando ad innovare e a stimolare le migliori capacità presenti in queste nazioni.

Il buon Giannino, che peraltro è stato fantastico per tutta la riunione, pecca a mio avviso di eccessivo ottimismo in quanto sovrastima le attuali qualità del mondo occidentale. All’interno dello stesso vi sono nazioni come la Germania che hanno saputo ristrutturarsi e innovare ed altre come l’Italia condotte da politici incapaci che non sono oggi in grado di un cambio di passo degno di nota.

Mi sto accorgendo che ancora una volta sto per parlare dell’Italia ma mi fermo qui perchè oggi voglio solo parlare del mondo occidentale in genere.

Torniamo a noi ed osserviamo che i travasi di ricchezza di cui parliamo hanno causato ampi fenomeni recessivi tamponati come si diceva grazie all’incremento dei debiti.

Come sappiamo la crisi finanziaria oggi costringe i governi a misure impopolari per contenere i deficit ma tutto questo accentua il rallentamento economico.

Come sottolineavo nel precedente blog il nodo del debito sta venendo al pettine ed è di oggi l’interessante ingresso della Francia nel club dei più (inteso come nazioni con problematiche di deficit più alto e pil più in discesa).

I francesi hanno appreso con disgusto la notizia ma credo che da adesso la grandeur francese debba eesere riposta.

Ormai dal Giappone agli Usa passando per gran parte dell’Europa il debito in essere mal si concilia con la recessione.

Si deve allora iniziare a pensare di ridurre il debito ma come si può far ciò senza traumi?

Vi consiglio una interessante analisi fatta dal Dott. Seminerio


La lettura è estremamente istruttiva in quanto il brillante economista fa una completa analisi alla quale vi rimando ma conclude tristemente affermando di non essere in grado di fornire un suggerimento.

E’ avvilente sapere che per un problema così importante non vi sia neanche una soluzione diciamo scolastica.

E’ allora veramente irrisolvibile il rebus che sta attanagliando il mondo?

Io credo che l’analisi di Seminerio sia corretta e spietata ma penso che la soluzione ci sia.

L’economista da buon liberista tende a scartare le ipotesi estreme che però a mio avviso sono le uniche possibili.

Vediamo allora di andarle ad elencare:

1)default sovrano

2)monetizzazione brutale del debito

3)monetizzazione lenta con inflazione moderata

4)patrimoniale



Scartiamo subito il punto 1 perchè, a parte la assurda proposta equadoregna prospettata da Grillo a Parma (tralascio ogni commento circa l’idiozia dell’idea) i danni provocati al sistema supererebbero di gran lunga i benefici.

Il punto 2 con una monetizzazione brutale (banche centrali che stampano a pieno regime e che annullano i titoli di stato detenuti è altrettanto impraticabile perchè minerebbe la solidità del sistema e sarebbe fortemente osteggiata dalle nazioni virtuose.

La terza è un’ipotesi plausibile. Allo stato è evidente che la Germania pagando tassi vicini all’1 percento riesce nell’intento contenendo l’onere finanziario sotto il tasso di inflazione.

Anche gli Usa pagano tassi inferiori e potrebbero fare altrettanto ma purtroppo in questo caso hanno un deficit di bilancio spaventoso che vanifica il gioco. Il Giappone fa pari fra tassi ridicoli e la quasi deflazione. Restano i porcelli (PIIGS) che invece poveretti pagano tassi superiori all’inflazione e non riescono a monetizzare l’utile derivante dalla stessa.

Cosa può fare allora uno stato stretto dallo spread e dal debito incomprimibile?

Può solo chiedere un aiutino ai cittadini ed ecco che allora la bruttissima parola che tanto schifo fa ai pensatori liberisti prende campo;

PATRIMONIALE.

Nel mio blog ne ho già parlato. Non voglio insistere ma ritengo che evasori e corrotti debbano pagarla in toto mentre ai cittadini onesti andrebbe proposta in sostituzione di altre tasse che potrebbero, grazie al risparmio di interessi essere ridotte.

Ci si divide fra fans e nenici argomentando solo con pregiudizio.

La mia paura è che quando questa imposta verrà applicata sarà troppo tardi e che il risultato sarà ancora insufficiente.

Ed allora che fare?

Scappare, scappare ed ancora scappare dalle nazioni con debito perchè tanto le cose possono andare solo peggio a meno che:

Tutto non  cambi e cedendo la sovranità all’Europa si ottengano da questa finanziamenti a tassi da aiuto ma si sa nessuno oggi vuole cedere potere, Spagna Italia e Francia nessuno ha bisogno di aiuti e si sa se il malato non vuole curarsi la conseguenza è l’aggravarsi della malattia.

Auguri. . . . . . .


giovedì 8 novembre 2012

FERMARE IL DECLINO DEL SISTEMA OCCIDENTALE

Sono passati quasi 11 mesi dall’ultima volta che ho scritto .
Durante tutto questo tempo ho ritenuto di non scrivere perché volevo verificare se le mie convinzioni erano errate o se invece tutte le mie paure dello scorso anno fossero motivate ed ancora attuali.
Durante il 2012 il governo Monti ha operato (male a mio avviso) perché ha solo tamponato la ferita ma non ha curato il malato Italia.
In ogni caso  non voglio parlare della situazione economica dell’Italia alla quale dedicherò uno dei prossimi  post perché  oggi c’è qualcosa di più importante da analizzare.
Oggi voglio provare a pensare e scrivere su quale futuro sia riservato alle economie dell’Occidente.
Sin dai tempi della Rivoluzione industriale le condizioni di vita dei popoli occidentali hanno iniziato una rapida ed inarrestabile ascesa. Nonostante il periodo sia stato funestato da diverse terribili guerre la parte evoluta del mondo ha potuto godere giorno per giorno dei miglioramenti offerti dalle nuove scoperte scientifiche.
Maggiori scoperte – migliore possibilità di produrre beni e servizi – maggiore ritorno economico per aziende ed operai – maggior richiesta di nuovi servizi offerti e così via.
Come sappiamo rialzo chiama rialzo ed ecco che il  PIl si è incrementato anno dopo anno e come era  logico si sono    alimentate aspettative via via sempre più elevate.
Ci si è continuamente dati target di crescita sempre più ambiziosi ed abbiamo trasmesso ai nostri figli la convinzione che la loro vita sarebbe stata migliore di quella dei loro genitori.
Tutto questo è durato sino agli anni 90 quando è iniziato il rallentamento dei bisogni nel mondo occidentale.
Negli stessi anni la parte di mondo sin qui sottosviluppata ha iniziato ad emergere andando a riempire  spazi sempre più ampi nell’economia mondiale. Sfruttando il costo della manodopera estremamente basso le nazioni emergenti hanno sottratto notevoli volumi di produzione al mondo occidentale ed il fenomeno della “delocalizzazione” ha avuto un rapido e vorticoso inizio.
Parte dei nuovi livelli di produzione è stata assorbita in termini relativi dall’aumento dei bisogni/consumi  conseguente nel mondo emergente. Tale dato ad oggi non è stato però capace di compensare a pieno la sottrazione di produzione registrata.
Per poter compensare tale squilibrio le nazioni occidentali hanno iniziato ad utilizzare la leva finanziaria e hanno ritenuto di poter temporaneamente supplire alla crisi che si sarebbe determinata andando ad aumentare i livelli di deficit delle singole nazioni.
E’ evidente agli occhi di tutti che la salvaguardia dei livelli di benessere sociale raggiunti è stata faticosamente mantenuta grazie all’esplosione dei deficit della varie nazioni.
Tutto questo ha retto sino al 2008 quando la crisi finanziaria globale è deflagrata  mettendo a nudo tutti i limiti del sistema.
Oggi ci si è accorti in Europa che i deficit non possono essere ulteriormente dilatati e sono state avviate misure di rientro che però evidentemente hanno incrementato  il fenomeno recessivo.
E’ di questi giorni poi il dibattito su quali decisioni dovrà prendere l’amministrazione degli Stati Uniti per evitare il Fiscal cliff.
E’ troppo facile sottolineare che anche i grandi States hanno un enorme problema.
Tutti hanno continuato a ritenere che questa nazione potesse correre all’infinito ed hanno incensato la costante crescita del PIL. Peccato che a PIL +2 corrispondeva un deficit di bilancio del 10%.
Vogli farvi sorridere   affermando  che  anche la povera Italia con un deficit del 10% avrebbe potuto avere un PIl positivo nel 2012.
Oggi gli Usa hanno un bel problema: come fare a ridurre il deficit e non far crollare l’economia.
Certo dovranno evitare il fiscal cliff  perché qualsiasi strumento automatico avrebbe effetti dannosissimi sul sistema ma pensiamo  che le scelte che verranno fatte saranno forse poi così diverse?
Certo gli incrementi di tasse saranno più intelligenti e mirati e la riduzione dellla spesa sarà fatta avendo riguardo alle conseguenze sull’economia ma alla fine parleremo  pur sempre di minori risorse immesse nel sistema.
A mio avviso, ben che vada, gli Usa dovranno tagliare il deficit di almeno il 5% e ciò non potrà non avere come conseguenza una discesa del Pil di almeno 3 punti percentali.
Pur presente l’incremento costante dei consumi nei paesi emergenti che rallenterà il fenomeno, assisteremo comunque ad una continua e costante lenta discesa del PIl dei paesi occidentali.
Tutto questo ha un senso?
Io credo di si. E’ inutile stupirsi ma sino ad oggi solo 1/7 della popolazione del mondo aveva goduto di ampi benefici mentra la rimanete parte viveva nella fame.
Oggi questa grossa parte del mondo reclama un posto alla mensa mondiale ed anche ritagliandosi solo un piccolo angolo andrà a sottrarre parte del cibo ai vecchi commensali i quali a loro volta non sapranno darsi pace per l’accaduto.
Oggi non possiamo più fingere e dobbiamo finalmente capire che la redistribuzione di reddito nel mondo è iniziata e che occorrerà gestire questa fase mediante un intelligente fase di Easy Landing.
Le minori risorse a disposizione dei paesi occidentali andranno gestite con intelligenza  riducendo gli sprechi per far si che gli effetti siano meno dolorosi .
Sarebbe opportuno che i governi occidentali spiegassero la situazione  e con profondo realismo iniziassero ad agire per conseguenza.
Registro purtroppo invece il mantenimento delle promesse elettorali perché nessuno ha il coraggio di dire la verità.
Lo stesso Obama, che personalmente stimo a livello umano, ieri si è spinto a dire che “il meglio deve ancora venire”. Spero di sbagliarmi ma purtroppo temo che sia l’ennesima presa in giro.
La mia infanzia vissuta nella normalità (non voglio offendere i miei genitori definendola ai limiti della povertà) mi ha insegnato che si può  comunque vivere  bene anche con qualche risorsa in meno.
L’importante è farsene una ragione evitando isterismi inutili.
Per Fermare il declino del mondo occidentale occorre  a mio avviso  gestire la fase recessiva e saper  contrastare il terribile fenomeno della disoccupazione.
Io credo che a livello globale vada sviluppato un tavolo di concertazione fra imprenditori e forze sindacali.
Io penso che sia giusto che tutti possano se lo meritano  avere un lavoro e che sia preferibile un mondo con il 100% di occupati pur con uno stipendio ridotto del 5% rispetto al mondo attuale dove la difesa dei livelli salariali determina un costante aumento dei disoccupati.
Meno soldi + lavoro.
Tale equazione potrà garantire pace sociale e placherà le tensioni che oggi stanno esplodendo.
Resta il problema della gestione dei deficit a fronte del calo del Pil ma a tale argomento dedicherò il prossimo post.
Un saluto a tutti